IL CERVELLO CERCA AUTOMATICAMENTE SCHEMI E FORME GEOMETRICHE DI BASE

Per cercare di districarsi dall’enorme quantità di informazioni visive che gli giungono dagli occhi e velocizzarne la memorizzazione, il nostro cervello cerca automaticamente degli schemi visivi come ad esempio elementi di separazione (righe, colonne, spazi ecc.). Per questo motivo si consiglia di raggruppare sempre tra loro elementi simili organizzandoli con delle “griglie” o “tabelle” anche invisibili (giocando quindi sugli spazi vuoti tra gli oggetti). Distanziare cioè il più possibile (con spazi vuoti) elementi differenti tra loro e avvicinare invece gli elementi simili. La regola è che, più velocemente il cervello riuscirà a percepire lo schema organizzativo della pagina, più facilmente la comprenderà e la utilizzerà nel giusto modo. Analogo discorso, lo si può fare in riferimento alla forma degli oggetti di un sito (bottoni, icone, barre degli strumenti ecc. ecc.). Anche se restiamo spesso affascinati nel guardare elementi grafici in 3D, il nostro cervello archivia nella memoria le informazioni visive in 2D, dunque questo significa che tra la fase di ricezione dell’immagine e la fase di memorizzazione il cervello è chiamato a fare un lavoro ulteriore di appiattimento dell’immagine ricevuta (da 3D a 2D); farlo richiede ovviamente una elaborazione maggiore rispetto a quando osserviamo immagini realizzate già in 2D. Dunque, se consideriamo valido il principio che tutto ciò che fa lavorare maggiormente il nostro cervello, stanca il visitatore prima e lo rallenta nella navigazione, allora è da considerarsi una buona norma utilizzare più spesso oggetti in 2D. Bisogna anche considerare come il nostro cervello ricorda gli oggetti e le funzioni ad essi associate. Erroneamente pensiamo che tutti gli oggetti che vediamo giornalmente vengano memorizzati come una fotografia nella nostra memoria e quando vediamo un oggetto simile, ripercorriamo velocemente tutto l’archivio delle foto memorizzate per trovare qualcosa di simile, una volta trovata una immagine simile, comprendiamo di che oggetto si tratti e quale sia la sua funzione, anche se la forma è leggermente differente da quella memorizzata…nulla di più sbagliato! Studi recenti hanno dimostrato che quando l’informazione visiva giunge al cervello, questo la scompone in tanti elementi geometrici standard definiti “geons” (quadrati, cerchi, triangoli ecc.), e memorizza i geons rilevati e alla loro disposizione invece dell’oggetto in sè. Questo significa che, quando ci troviamo davanti ad un nuovo oggetto, il nostro cervello cerca nella memoria un oggetto che abbia dei “geons” simili a quelli rilevati e lo riconosce, deducendone anche la funzione. Per questo motivo, oltre a non usare oggetti in 3D, è anche buona norma attribuire agli oggetti del sito forme geometriche semplici, perché queste saranno più facilmente riconducibili ai “geons” e di conseguenza il cervello del visitatore comprenderà prima e meglio la funzione ad essi associata. Altra regola fondamentale, legata alla velocità di riconoscimento di un oggetto, è quella che la gente riconosce e memorizza prima oggetti, immagini, icone ecc. ecc. se queste gli vengono presentate nella cosidetta “prospettiva canonica”, cioè il punto di vista più consueto di vedere quell’oggetto. Il nostro cervello infatti non memorizza esattamente l’oggetto visto, ma lo scompone in “geons”, per poter vedere la maggior parte di questi “geons” riposiziona l’oggetto in modo anche differente da come inizialmente lo abbiamo osservato. Quindi prima di scegliere una immagine è indispensabile capire bene qual è la “prospettiva canonica” di ogni singolo soggetto rappresentato, questo aumenterà enormemente il riconoscimento dell’oggetto da parte del visitatore e di conseguenza anche la sua funzione.

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